Il nome in uzbeco significa pelle d’orso e sottolinea l’origine remota di questi tappeti.
L’uomo, che da caccia e raccolta passò alla pastorizia, non poteva più sacrificare i preziosi animali da pascolo per ricavarne pelle e pellicce e dovette quindi inventare un manufatto che ne potesse imitare le caratteristiche. Da allora le pellicce animali furono spesso sostituite da elementi tessili.
Fatti di strisce annodate poi cucite insieme, i Djulchir erano utilizzati come giaciglio dalle tribù nomadiche centroasiatiche.